dLa materia e l’aria dei poeti della
Bilancia e la palabretta trastullina di
Nadia Campana.
La materia, d’altronde, come per i
poeti della Bilancia, per la santarcangiolese, tale era pure la madre
affidataria del poeta, anche se non della Bilancia, la materia, si diceva, è
quasi tutto: è le cose, le cose che ci oppongono resistenza, le cose solide e
anche le cose che non possiamo né vedere né toccare e che tuttavia sono
materia. Tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, inesauribili
varietà di materia e di poeti, non solo della Bilancia, che è un segno d’Aria,
e l’aria, come disse Jean d’Ormesson, è uno degli aspetti più sottili della
materia. Non la vediamo, non la tocchiamo, la respiriamo. Due poeti canonici della
Bilancia, Montale e Zanzotto, sono tra materia e aria: a scuola, ormai,
possiamo vivere senza merenda, senza internet, senza sogni, senza idee, senza
amore, le ragazze vanno tutte con i “vecchi”, ma non possiamo fare a meno dell’aria
che ci iniettano con le loro poesie e che non vediamo. Senza aria, non c’è
scuola-scuoletta. Una volta se ne occupò, della scuola scuoletta, Zanzotto su “Strumenti
Critici”, così mi pare: che strano, che Nemesi! Per i ragazzi a scuola l’aria e
la poesia di questi due poeti della Bilancia è il compagno più fedele, più del
cavallo, del cane, del gatto, più della salsiccia che i ragazzi che vanno a
scuola amano. Da lungo tempo tra i poeti dell’aria, e della materia, e la vita
scolastica si sono intrecciati stretti legami. Sarà stata per il primo quando
quel poeta scapigliato saraceno e veneziano, per madre non dichiarata, osò dire
a un sindacalista della Garzanti in un convegno a Trento che Montale, beh,
Montale a me francamente non mi fa venire che aria e che appunto la materia
sarà quasi tutto ma è sempre la stessa, e ogni tanto, dissi, bisogna cambiare
aria, non le pare, signor impiegato alla Garzanti? Per il secondo, che era
garbato e misterioso e forse gran bevitore di Prosecco di Valdobbiadene e
Cartizze, che tanto piaceva(il Cartizze; Zanzotto: chi è costui?) alla mia
caporedattrice, per “Astra” del Corriere della Sera, Rudy Stauder, che, manco a
dirlo, era pure lei Bilancia, insomma Zanzotto: una volta ebbi a sentire nei
paesi arbëresh in cui passavo la mia prigionia
una parola che allitterava il suo cognome, ma che adesso mi sfugge(*). Che strano:
penso alla cartolina della “palabretta trastullina” che Nadia Campana, che era
Bilancia con ascendente Scorpione, mi aveva mandato a Torino da Cesena, quando
ancora riusciva a stare lontano dalle tangenziali della cosiddetta “parola
innamorata”(...e beffardamente, Nadia me l'aveva spedita da Milano!): la palabretta gaudiana, trastullina,
o la palabretta di Nadia per il gaudio,
era qualcosa tra la materia e l’aria, le zanzare, la spirale dello zampirone e
il mio acronimo dato come (-phi) di
Lacan, che io ho convertito, per me[ça sans dire], in (-G).
(*) L’ho trovata
la parola: xanxàt
[leggi:zanzāt]: “rincitrullito”
che, va da sé, se prima mi ha fatto pensare alla palabretta lussuriosa di
Nadiella, adesso, è più azziccata, mi fa pensare a quella "giovinulla" che sul “Lunarionuovo”, inserendomi, bontà sua,
in una discettazione su Giuliano Gramigna a isso mi contrappose, nel senso che
illo era, forse per la psicanalisi, retto e corretto, e io, forse perché
sinonimo di Freud, smarrito e scorretto, anzi dentro il delirio assoluto,
insomma un “rincitrullito” che , stando agli arbëresh, xanxàtëriavo[leggi: “zanzàtëriavo”] o “zanzottërjavo”…