Bulat Okudžava
Di che ti compiaci, mia cavalletta?
Appena il tuo inno riempie gli spazi
gli si deve prestare ascolto - libera dal dolore,
gli sideve tendere l’orecchio - ci riporta alla vita.
Quale corda meravigliosa tu sfiori,
che subito intorno a te si leva il coro
misterioso, nobile e appassionato
dei tuoi fratelli e sorelle verdi?
Quale miracolo promette fra poco
di volarsene dall’alto sulla nostra terra
che tu così lievemente, accompagnata dal coro,
così sonoramente ti confessi?
Anche tu provieni dalla schiera dei poeti,
dal nostro reggimento immortale.
Grida e piangi.Forse i posteri non guarderanno
dall’alto in basso la tua tenace fatica.
Un grazie al vero poeta,
alla sua mano, alla sua follia
e alla voce quando, dopo aver raggiunto, in volo,
un suono rauco per la tensione, tocca il suo cielo.
[Trad. Silvia Comoglio ]