El Juego del Tigre
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Edizione riservata, numerata e firmata
15x15; pagg.80
Borges, nell’altra inquisizione Storia degli echi d’un nome:
”Martin Buber osserva che Ehyeh asher ehyeh può anche tradursi Sono
Colui che sarò o Starò dove starò. Mosè, al modo dei maghi egizi,
aveva chiesto a Dio come si chiamasse per averlo in suo potere; Dio, di fatto,
gli avrebbe risposto: ”Oggi converso con te, ma domani posso rivestire
qualunque forma, anche le forme dell’oppressione, dell’ingiustizia e dell’avversità.
Questo leggiamo in Gog und Magog.”(*)
(*)Buber (Was
ist der Mensch?) scrive che vivere è penetrare in una strana abitazione
dello spirito, il cui pavimento è la scacchiera sulla quale giochiamo un giuoco
inevitabile e sconosciuto contro un avversario mutevole e a volte spaventoso”.
Va da sé che nel Juego del Tigre resta l’eco del nome e l’indefinibilità
dell’identità di chi può rivestire le forme dell’oppressione e dell’avversità.