Babbo Natale
Di Lidia Ravera
23 dicembre 2010
Caro Babbo Natale, lo so, non sono stata buona quest’anno, lo spazio su cui è postata la presente letterina, purtroppo, fornisce ampia testimonianza dei miei peccati. Iterativamente, cosciente della mia scelleratezza, ho mancato di rispetto a ministri e presidenti, senatori e deputati, finanzieri e palazzinari: mi sono permessa di trattarli da donne, il che, come le donne ben sanno, è umiliante. Chiedo perciò perdono e prometto che l’anno prossimo sarò meno discola. In cambio di questi buoni proponimenti, caro Babbo Natale, ti chiedo un piccolo regalo: fammi trovare sotto l’albero, un leader per il centro sinistra. Non troppo vecchio, non troppo usurato, non troppo ossessionato dal centro, non troppo spaventato dalla sinistra. Compramelo di buon carattere, ma non pirla. Che sia forte, che ci tenga dentro tutti. A te non costa niente, un mediocre miracolo. Per noi sarebbe la salvezza.
Cara Bambina Comunista,
anche quest’anno non abbiamo la Grande Bestia Mitologica che tu
vorresti.
Avevamo: il Bursk(l’uccello lungo 5 cm che sa parlare e che
continua a far riferimento a se steso in terza persona: “E’ un gran
bell’uccello, no?”), ma l’abbiamo dato a un bambino che amministra tutto,
governo, governanti e governati; uno Snoll Volante,con 400 occhi, 200 per
vedere e 200 per leggere, ma essendo
analfabeta lo abbiamo dato a un bambino leghista, con tutto il rispetto anche
per il Vocabolario ridotto di Tullio De Mauro; un Frean, col corpo di granchio
e la testa di un ragioniere, ma l’abbiamo dato a un bambino ministro; un Weal,
grande topo bianco con le parole “Alalà – alalà, la camicia nera abbiam”
stampate sulla pancia, ma l’abbiamo dato a un bambino che fa il sindaco; c’era anche una Roe femmina, con la testa di
gufo e gli occhi sbarrati e il corpo di valletta, che ha fama di poter dormire
in televisione per 1000 anni e poi svegliarsi di colpo al Parlamento,
specialmente se stava facendo bunga bunga quando si è addormentata,ma l’abbiamo
data a una bambina che non vuole fare più il ministro.
Tu vorresti, lo sappiamo, un Leninguer, ma mia cara piccina,
non è mai esistito, o quantomeno era un fantasma che si è dissolto di colpo,
almeno in Russia, quando la gleba finalmente capì che lo Czar e lo Tzar era la
stessa persona; il Leninguer è l’oppio dei popoli, è una grande turlupinatura;
forse è un Sindacato, metti che è un Sindacato Calabrese, non avresti paura?
Volevamo portarti, però, uno strano Mostro Politico, con un
orecchino e l’accento non proprio persiano, ma è che è il solo prototipo che
pronunci “punctum”, citandolo appropriatamente da Roland Barthes, La camera chiara, trad. it. Einaudi,
Torino 1980, e pare che se una bambina comunista lo riceva in regalo la mattina
dopo lo prenda a martellate per verificare come reagisce all’opposizione, gli
fa il “contra-punctum”; lui si tocca l’orecchino, e sarcastico le fa: “Bella
cocchina, dai, piantala, rischi di rompermi il punctum!”. Si dice che molte bambine, in preda al panico,
siano andate a riprendere nella cesta dei giocattoli il Gallant Gigantesco, quello della
produzione a coefficienti fissi, curve dei costi e delle scorte, che
indottrinava gli studenti più avanzati sul metodo appropriato per riempire un
modulo di versamento…
Alla prossima, delusa
Bambina Comunista.
Babbo Natale
(Commento di v.s.gaudio apposto nel dicembre del 2010)
Vedi che ancora, nel secolo XXI, si scrivono lettere?
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